Parliamo di pensioni - Il secondo pilastro
Continuiamo a parlare di pensioni, abbiamo visto i 3 pilastri su cui si regge tutto il sistema previdenziale e abbiamo parlato diffusamente del primo pilastro, quello della pensione pubblica e cioè dell’INPS. In questo numero ci occupiamo del secondo pilastro e cioè degli accantonamenti fatti dal lavoratore in accordo e con il contributo del datore di lavoro
In Italia il secondo pilastro si identifica con i fondi pensione, regolamentati a partire dal 1992. I versamenti conferiti ai fondi pensione sono di due tipi:
- il TFR, cioè il trattamento di fine rapporto,
- i contributi prelevati in busta paga.
Vediamo innanzitutto il TFR. Si tratta di una forma di retribuzione differita che non compare in busta paga e che l’azienda accantona anno per anno. Si tratta del 7,40% della retribuzione complessiva del dipendente, una parte non piccola che corrisponde a quasi una intera mensilità per ogni anno di lavoro.
Questi denari, che fanno parte della retribuzione e sono a tutti gli effetti di proprietà del lavoratore, in passato rimanevano nella disponibilità dell’azienda che li usava per finanziarsi e riconosceva al lavoratore un interesse sulle somme custodite. Venivano poi effettivamente pagati al lavoratore in un’unica soluzione al momento dell’interruzione del rapporto di lavoro o al momento del pensionamento. Questa era la famosa “liquidazione”.
Con la riforma del 1992 le cose sono cambiate almeno in parte: il TFR continua ad essere accantonato nella stessa misura ma non rimane in azienda. Viene invece versato annualmente in un fondo pensione che lo investe per conto del lavoratore (1).
Al momento dell’interruzione del rapporto di lavoro l’azienda non paga più la liquidazione; il denaro rimane nel fondo pensioni dove continua a produrre interessi. Il nuovo datore di lavoro verserà il nuovo TFR nello stesso fondo intestato al lavoratore, per cui è come se le varie “liquidazioni” si venissero a sommare in un unico conto.
Il secondo tipo di denari che affluiscono ai fondi pensione sono i contributi, che provengono in parte dall’azienda ed in parte dal lavoratore.
Anche questi sono volontari. Occorre però sottolineare che se il lavoratore non aderisce al fondo e rinuncia a versare la propria quota perde anche la quota del datore di lavoro.
Questi versamenti godono di un forte incentivo fiscale (2) perché lo stato riconosce l’importanza sociale di questa forma di risparmio e la promuove e favorisce per quanto possibile.
La misura dei contributi e la loro destinazione, cioè a quale fondo pensione vengono conferiti, è lasciata in larga misura alla libera contrattazione fra le parti. Le forme più comuni sono:
- gli accordi “di categoria”
in sede di negoziazione dei contratti collettivi di lavoro i sindacati e le associazioni di categoria si accordano sui versamenti da effettuare per la pensione integrativa, quanto da parte del lavoratore e quanto da parte dell’azienda (3);
il fondo pensione che riceve i denari è nella quasi totalità dei casi un “fondo pensione negoziale” o “fondo pensione di categoria” istituito per l’occasione e gestito pariteticamente dai sindacati e dalle associazioni di categoria(4); - gli accordi “aziendali”
per cui datore di lavoro e lavoratore concordano la misura dei versamenti e decidono la loro destinazione, cioè il fondo pensione che li dovrà gestire;
in questo caso il fondo pensione sarà più probabilmente un “fondo pensione aperto” (5); - gli accordi “individuali”
per cui il datore di lavoro o il lavoratore concordano versamenti anche unilaterali e anche una-tantum a un fondo pensione.
Al momento del pensionamento il capitale custodito nel fondo sarà pari alla somma di tutti versamenti effettuati (TFR e contributi), maggiorati degli interessi maturati dalla gestione finanziaria. Il lavoratore potrà incassarne una parte in contanti mentre il resto dovrà essere obbligatoriamente convertito in una rendita, cioè in un assegno mensile che percepirà per tutta la durata in vita (6). La fiscalità attuale penalizza il prelievo in contanti.
Anche prima del pensionamento il lavoratore può accedere e influire sulla gestione del capitale accantonato nel fondo. Ad esempio può:
- prelevare una parte del capitale, subendo un prelievo fiscale più pesante di quello che subirebbe al momento del pensionamento, a meno che l’anticipazione non sia dovuta al verificarsi di determinati eventi (spese mediche, acquisto prima casa, cessazione del rapporto di lavoro, ecc) (7)
- cambiare il profilo di investimento del capitale, scegliendo fra le cinque linee di investimento proposte: la linea garantita, quella obbligazionaria pura, quella obbligazionaria mista, quella bilanciata e quella azionaria;
- trasferire la propria posizione da un fondo pensioni all’altro, per esempio da un fondo negoziale ad un fondo aperto (8);
- “andare in pensione in anticipo”, convertendo una parte del capitale in una rendita per coprire gli anni fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia (RITA) (9)
Come è facile intuire i fondi pensione gestiscono masse imponenti di denaro, masse che crescono nel tempo, sia per i nuovi conferimenti sia per gli interessi maturati sugli investimenti.
Ad esempio nel 2021 i circa 10 milioni di lavoratori iscritti ai fondi pensione hanno versato contributi per più di 13 miliardi di euro. La massa gestita complessivamente a fine 2021 era di più di 212 miliardi (10).
In media sono più di 20 mila euro per ogni lavoratore iscritto, più della media per i lavoratori più anziani e con retribuzioni più elevate.
Nella quasi totalità dei casi i fondi pensione non gestiscono direttamente il denaro loro affidato ma si limitano a stabilire le linee guida di investimento, lasciando poi la gestione finanziaria agli specialisti, compagnie di assicurazione e società di investimento che sono responsabili dei rendimenti.
Il rendimento medio ponderato del 2021 è stato del 4,9% per i fondi pensione negoziali e del 6,4% per quelli aperti. Nel decennio 2012-2021 il rendimento medio ponderato é stato del 4,1% per i fondi negoziali e del 4,6% per quelli aperti(10). Per il 2021 si tratta di rendimenti ben superiori a quelli del TFR lasciato in azienda, che è legato all’inflazione e quindi penalizzato l’anno passato.
I fondi pensione di tutti i tipi sono soggetti alla sorveglianza della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione - COVIP che pubblica ogni anno un rapporto dettagliato sul settore (11).
Questa è una illustrazione sintetica del secondo pilastro in Italia. Nel prossimo numero della newsletter parleremo del terzo pilastro, cioè delle pensioni integrative private e in particolare dei Piani Individuali Pensionistici, i PIP.
- Il conferimento del TFR al fondo pensione è volontario, soggetto ad una serie di meccanismi e autorizzazioni abbastanza complesse che puoi consultare qui
www.covip.it/per-il-cittadino/educazione-previdenziale/glossario/conferimento-del-tfr
nella maggior parte dei casi scatta il meccanismo di silenzio/assenso (conferimento tacito), per cui in mancanza di istruzioni esplicite diverse il TFR viene versato automaticamente al “fondo pensione negoziale” o di categoria; vedi anche la nota (4). - la fiscalità sui fondi pensione é complessa e purtroppo incide sia sui versamenti, sia sul rendimento del fondo, sia sul pagamento finale; in estrema sintesi si può dire che:
• i contributi versati possono essere dedotti dal reddito complessivo fino a circa 5200 euro annui,
• il rendimento del capitale investito è tassato, ma con un’aliquota ridotta rispetto alla normale tassazione dei redditi da capitale,
• le prestazioni erogate dal fondo, sia in forma di capitale che di rendita, sono tassate anch’esse, con un’aliquota ridotta rispetto a quella IRPEF che inoltre decresce all’aumentare della permanenza nel fondo. - a titolo di esempio: nel contratto collettivo di lavoro dei metalmeccanici è previsto che l’azienda contribuisca al fondo di categoria con il 2% e il lavoratore con il 1,2% dei minimi contrattuale;
www.contrattometalmeccanici.it/art-15-previdenza-complementare - per l’elenco completo dei principali fondi pensione negoziali si veda:
www.covip.it/la-covip-e-la-sua-attivita/pubblicazioni-statistiche/fondi-pensione-documentazione-e-statistiche - Dati singoli fondi a fine 2020 - secondo tab - quasi tutte le compagnie di assicurazioni e le società di investimento hanno istituito fondi pensione aperti; l’elenco completo si trova qui:
www.covip.it/la-covip-e-la-sua-attivita/pubblicazioni-statistiche/fondi-pensione-documentazione-e-statistiche - Dati singoli fondi a fine 2020 - terzo tab - al momento del pensionamento il fondo usa la parte di capitale non prelevata in contanti per “comperare” una polizza vita di una primaria compagnia di assicurazione; la compagnia calcola l’assegno mensile in base al coefficiente di trasformazione prescritto ed eroga fisicamente la rendita mensile;
- www.covip.it/per-il-cittadino/educazione-previdenziale/glossario/riscatto
- www.covip.it/per-il-cittadino/educazione-previdenziale/glossario/trasferimento
- per i requisiti necessari
www.covip.it/per-il-cittadino/educazione-previdenziale/glossario/rita-rendita-integrativa-temporanea-anticipata
e per una simulazione degli importi questo “calcolatore”
www.pensplan.com/it/previdenza-complementare/rendita-integrativa-temporanea-anticipata-rita.asp - www.covip.it/sites/default/files/documentazionestatistica/agg_stat_dic21.pdf
- COVIP pubblica annualmente una relazione esaustiva sull’andamento del comparto; la più recente è quella relativa all’anno 2020 e si trova qui:
www.covip.it/sites/default/files/relazioneannuale/covip_-_relazione_per_lanno_2020_-14.06.2021.pdf